mercoledì 10 gennaio 2018

Non stancarti di andare ▸ Teresa Radice e Stefano Turconi + Bloody Mary ▸ Marco Vichi e Leonardo Gori↩

BUONDÌ amici lettori e amiche lettrici, buon mercoledì! Anno nuovo, vita nuova. Nuova impostazione dei post soprattutto. Eh si, perché a quanto pare l'idea di un post mensile che raccolga tutte le letture del mese appena trascorso non si sposa bene con la routine dei miei impegni. Dunque oggi voglio parlarvi di un paio di opere che hanno come fil rouge un argomento comune: i migranti. 


non stancarti di andare di teresa radice e stefano turioni


Iris inizia a mettersi comoda nella casa di Verezzi, in Liguria, mentre il suo amato Ismail torna a Damasco per sistemare le ultime faccende prima di trasferirsi definitivamente con lei. Separati da un destino violento e imprevisto, Iris si scopre incinta mentre Ismail lotta per tornare in Italia, bloccato dalla grave situazione in Siria, dove alla lotta tra milizie governative e forze ribelli si affianca l'avanzata dei gruppi fondamentalisti. 

 r ⅇ c ⅇ n s ⅈ o n ⅇ Non stancarti di andare è in assoluto la graphic novel più lunga che abbia mai letto, è un bel mattoncino. Ha come protagonisti Iris "Nur" (=luce), illustratrice naturalistica italo-sudamericana, e Ismail, insegnante di arabo e prof. di calligrafia alla Scuola di Belle Arti, siriano. NSDA ha il grandissimo privilegio di portare-ancora di più-all'attenzione del pubblico una delle grandi emergenze umanitarie della nostra epoca, quella del conflitto siriano. È un fumetto immenso (così come immensa è la quantità dei personaggi), realizzato con delle tavole stupende, coloratissime, inframezzate da pagine di diario, lettere che la giovane madre decide di scrivere al nascituro per preparalo al mondo e alle sue asperità (che, a essere sincera, sono le parti che ho "digerito" di meno proprio per la loro prolissità e lunghezza) e diviso in grandi capitoli seguendo la scansione dei mesi. Non riuscirei a riassumere la molteplicità delle tematiche che gli autori trattano nemmeno se volessi. Diventerebbe un post chilometrico. Ho deciso quindi di soffermarmi su quelle che mi hanno colpito di più, come ad esempio quella del "viaggio", dell'importanza dell'esplorazione, del cercare e ricercare, del non accontentarsi delle spiegazioni precotte e dei ragionamenti assoluti. Un invito fortissimo da parte degli autori è proprio quello a non scegliere la strada più facile, a essere anticonvenzionale e a elaborare ragionamenti nostri, pensati, e non presi per buoni dalle menti di altri.  Uno dei personaggi più affascinanti (per la realizzazione del quale so che gli autori hanno tratto ispirazione dalla realtà, ce lo svelano loro stessi a fine storia) è Padre Saul, un prete occidentale dal grande carisma, che decide di trasformare un eremo in un punto di incontro interreligioso e che, per amore dell'inclusione culturale, sceglie di dire la messa in lingua araba. È un personaggio che ispira e rappresenta bene altre due tematiche che mi hanno molto colpita, il dialogo interreligioso , la spiritualità e la coesistenza pacifica di più culture. Lui incarna bene la volontà di trovare una religione laica, che non sia esclusiva e discriminante verso gli altri credi, che sia veramente altruista e benevola verso il prossimo, anche se diverso. Grazie alle (dis)avventure di Ismail invece il lettore tocca con occhio nozioni che gli consentono di meglio conoscere la Siria e la sua situazione politica e geopolitica, conosce su carta le tappe del "viaggio della speranza" che molti migranti, in fuga dalle atrocità della guerra (che gli autori rappresentano con toni più cupi), sono costretti a affrontare. Al personaggio di Ismail spetta il compito di raccontare all'occidente il dolore atroce di essere costretti a lasciare la propria terra, una terra bellissima ma distrutta dalla guerra e   macchiata dal sangue del suo popolo. Come vi dicevo è un fumetto stupendo, gigantesco e affascinante, che sul finale ci insegna, contro ogni logica matematica, come "il miglior modo per moltiplicare sia dividere" , donare se stessi, mettersi a disposizione degli altri ed essere più altruisti e comprensivi con il prossimo. Ci sprona a partire per un viaggio senza fine alla ricerca delle soluzioni ai nostri perché e a tornare ogni volta un po' più ricchi, un po' più parte del mondo e cosmopoliti. 

★★★

bloody mary di marco vichi e leonardo gori 

Marek arriva da Cracovia. Educato, bravo figliolo, un diploma appeso al muro che per la sua inutilità vorrebbe prendere a sputi. È partito con il miraggio del lavoro sicuro in Italia: poco importa che sia la raccolta di pomodori, non disdegna certo il lavoro dei campi. Non sospetta lo sfruttamento estremo, la fatica che distrugge, i traffici nauseanti. Aleya invece non ha potuto fare alcuna scelta, mentre diventava donna in un villaggio nigeriano. Troppo bella per passare inosservata, dunque violentata, rapita e scaricata sulle coste italiane come bestiame da piacere. Dai bordelli di lusso giù fino alla strada. Due giovanissimi, due storie opposte. Il loro incontro innescherà un incendio. 

r ⅇ c ⅇ n s ⅈ o n ⅇ ▸  Bloody Mary è un romanzo sottiletta, termina in un attimo ma ti lascia in bocca un sapore intenso, persistente. È la storia di un amore impossibile tra due immigrati, nell'Italia degradata delle ecomafie, scritta a quattro mani dal duo impareggiabile di giallisti fiorentini, Marco Vichi e Leonardo Gori, che ho avuto occasione di conoscere di persona l'anno scorso. È grazie a lui se ho scoperto l'esistenza di BM e non posso che essergliene grata, perché mi ha consentito di aprire il mio 2018 letterario alla grande. La narrazione si alterna tra i POV dei due protagonisti, fino al fatale incontro dei due, dove il racconto delle vicende si intreccia in un punto di vista unico. Lui è Marek,  schiacciato al peso delle proprie aspirazioni infrante, viene da Cracovia, in Polonia. Parte per l'Italia in cerca di un lavoro sicuro, nella speranza di aiutare la madre e dare solidità al proprio futuro. Quello che trova al suo arrivo però è solo un malvagio sfruttamento.  Lei è Aleya, algerina, che, strappata alla propria infanzia, viene venduta dallo zio e privata della facoltà di scegliere del proprio destino, rapita e poi spedita in Italia sulle rotte del commercio sessuale. È un libro sottilissimo, si legge in una manciata di ore. Quello che è difficile da digerire è la crudeltà umana che traspare dalle vicende dei protagonisti, inventate ma ancorate alla triste realtà contemporanea. La realtà del caporalato, delle ecomafie, di chi lucra sulle speranza di chi lascia il proprio paese alla ricerca di un futuro migliore. L'ho trovata una lettura straziante, cruda, intensa, disturbante. Una lettura che vi consiglio assolutamente di fare perché, purtroppo, queste sono realtà di cui si sente parlare poco dalle agenzie di informazione ma che è bene conoscere. 

★★★

Che ne dite? Vi ho incuriositi almeno un po'? Se avete libri simili da consigliarmi, scatenatevi nei commenti! Vorrei leggere altro in materia. 
UN ABBRACCIO 

2 commenti:

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