RECENSIONE:
Ok, questa recensione un po' mi scoccia scriverla. Non per pigrizia, badate bene. Ma perché il libro non mi è piaciuto come pensavo io. L'uomo di marmo si è rivelata una storia diametralmente opposta a come mi aspettavo che fosse, almeno dalla trama. Il patto di lettura non è riuscito e il mio Io Lettore non è riuscito ad ingranare bene con il ritmo della storia. La storia parte con una premessa, a mio parere, assolutamente condivisibile. Uno dei paradossi dell'Italia di oggi. Come è possibile che un paese che naviga nell'Arte come l'Italia, nel quale si respira l'Arte ad ogni passo, non riesca a dare lavoro a uno Storico dell'Arte? Vera, la protagonista, lo ha risolto trasformandosi in una ladra specializzata in furti di opere d'arte. Un po' come Robin Hood, che rubava ai ricchi per dare ai poveri, la protagonista ruba a chi non sa apprezzare l'arte per chi invece lo sa fare e per farlo paga profumatamente. In questa sua missione è affiancata da sua sorella, Iole, ingenera pragmatica e ingegnosa, la mente delle operazioni. Operazioni estremamente macchinose e alla Charile's Angels, ma di questo vi parlerò dopo. L'ultima alla quale decidono di partecipare si chiama Fiat Oscuritas, che sia l'oscurità. Ruberanno dalla Galleria dell'Accademia di Firenze, le due più famose e belle opere di Sandro Botticelli, li esposte in occasione del cinquecentesimo anniversario della sua morte( La primavera e la Nascita di Venere ) e le rivenderanno al Giapponese, il finanziatore del furto.
Non potevo non inserirvi uno dei miei quadri preferiti! |
Partiamo dai pro? Premetto che quella che sto per scrivere è come sempre, una mia personalissima opinione sulla storia, niente di più. Quello che a me della storia non è piaciuto, quello che non ho apprezzato, magari a un altro lettore potrebbe piacere tantissimo. Un elemento a favore de L'uomo di marmo è il modo originale con cui l'autrice tratteggia la figura di David. Ok, all'interno di questa tratteggiatura ritroviamo elementi già conosciuti, visti e rivisti, che la Ghezzi riprende da note fiabe (come ad esempio Pinocchio di Collodi), però l'autrice riesce a ricomporli abilmente in qualcosa di nuovo. La statua di David si anima. Non è un uomo, è ancora marmo, dura pietra. Deve ancora conquistare la sua umanità. Parla un fiorentino desueto. I suoi occhi non hanno colore, solo solo sfere grigie, e le sue mani non hanno venature, le impronte digitali. E' rigido, perché fatto di pietra. Il suo cuore non batte. David si comporta fin da subito come un bambino. Potremmo definire tutto questo come la storia di una statua che vuole diventare uomo a tutti gli effetti, un po' come Pinocchio che, se capace di dimostrare la sua bontà, riuscirà finalmente a diventare un bambino vero. Fin qui tutto bene, adesso passiamo a i contro che, ahimè superano i pro. Come vi dicevo David si comporta e agisce come un bambino, dopotutto egli è nuovo al mondo, però mi aspettavo che ad un certo punto la storia decollasse e prendesse una piega più matura. Perché il problema è proprio questo, non c'è sviluppo, i protagonisti rimangono sempre uguali. La storia non scorre, è come se si fosse inceppata. Poi all'improvviso, senza un iter intermedio, ecco che tutto cambia, che la situazione precipita. David riesce ad ottenere quello che vuole, i protagonisti chissà come si innamorano l'uno dell'altro. Manca totalmente la parte dell'innamoramento. L'autrice passa, con la velocità di un fulmine, dal descrivere un rapporto mamma-figlio fra i due protagonisti a descriverne uno amata-amato. E poi, ovviamente c'è l'inevitabile conclusione, che a me piace, perché non poteva che esser quella. Con sorpresona finale però! Al che ho esclamato : ma dai! al surreale si aggiunge del surreale. Insomma, a me questa storia non è piaciuta. Mi aspettavo un altro svolgimento dei fatti, un approfondimento maggiore del rapporto fra i due protagonisti (e dei protagonisti stessi) e più verosimiglianza. Non ci siamo.
Valutazione: